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Cora Slocomb

Biografia

Cora Slocomb. Una figura sconosciuta ai più, cancellata dalla storia come tante altre donne.

Una figura stupefacente per la vastità degli interessi, per l'armonico intreccio di pensiero teorico concretezza e creatività, per l’attenzione solidale ai contesti della sua vita.

Vita che è un armonico prodotto di fusione di culture: quella americana dell’origine (New Orleans, 1862), plasmata da una famiglia benestante e colta, dall’influsso del pensiero protestante nemico dell’ozio e fautore dell’operosità. Quella europea, grazie alla quale arricchisce il suo orizzonte di conoscenza: nello studio delle lingue (in Germania, in Francia, in Italia) e in quello della pittura (Accademia di Monaco). Quella italiana, che le offre l’amore, una nuova patria e una splendida occasione di mettere a frutto il suo talento.

Divenuta Contessa grazie al matrimonio con Detalmo Savorgnan di Brazzà (1887), giunge in Friuli, terra di miseria e di emigrazione.

 

E dunque Cora decide di intervenire. Lontana dal paternalismo e dalla filantropia calati dall’alto, dalla sporadicità di beneficenza ed elemosina, intende fornire strumenti di affrancamento e autonomia grazie al lavoro, grazie all'innovativa progettualità delle Scuole Cooperative di Merletto: alle contadine friulane insegna l’arte del tombolo, fornendo loro i raffinati modelli di quello che lei chiama “disegno applicato all’industria” - il nostro industrial design.

E prestigiosi sono i riconoscimenti, a cominciare dalla "Maggiore Onorificenza" ricevuta all'Esposizione Universale di Chicago del 1893; a seguire, le medaglie d’oro e d’argento all’Esposizione di Parigi del 1900, e ancora a Udine (1903), a Londra (1904), a Liegi (1905), a Milano (1906), a Vicenza e Copenaghen (1908).

 

Oltre alle scuole del merletto, Cora realizza altri progetti: la fabbrica di giocattoli, con gli animaletti, le bambole di pezza con testine di porcellana prodotte a Norimberga; la commercializzazione delle violette di Brazzà, coltivate dal cognato Filippo: violette profumatissime che raggiungono i mercati di Alessandria d’Egitto, San Pietroburgo, New York. E poi ancora la promozione della fabbrica dei biscotti Delser. Particolarmente importante l’istituzione delle Fiere di Emulazione Agricola che Cora descrive in questo modo: "tutti possono portare un paio di calze lavorate ai ferri, un abito confezionato con cura, una zucca, un cesto di pesche, un fascio di spighe, stivali, scarpe, cesti. Il punto cruciale è l'emulazione: il mostrare a ognuno quello che altri hanno fatto con opportunità identiche alle sue".

Il riconoscimento delle capacità imprenditoriali di Cora Slocomb si ufficializza con la sua nomina a Presidente delle Industrie Femminili Italiane.

 

Nel 1895 Cora intreccia il suo vecchio e il suo nuovo mondo. Apprende infatti la notizia di un processo celebrato a New York contro Maria Barbella, un’emigrante lucana poco più che ventenne accusata di aver ucciso il suo seduttore, e conclusosi con la condanna a morte.
Consapevole della condizione di Maria, doppiamente inerme perché donna e perché italiana, Cora decide di partire per l'America, dove si impegna in una strenua lotta contro la pena di morte, promuovendo una campagna sui giornali e riuscendo a far riaprire il processo, che si conclude con la sentenza di non colpevolezza di Maria Barbella in quanto incapace di intendere e di volere all'atto dell'omicidio.

Alla pagina In difesa di Maria Barbella puoi leggere diversi articoli di giornale dell'epoca che trattano la condanna alla sedia elettrica di Maria Barbella.

 

Il 1896, vero annus mirabilis, è anche l'anno in cui emerge il talento di Cora legato alla scrittura: a Boston pubblica un romanzo An American Idyll e un testo teatrale, A Literary Farce. Opere appartenenti a generi letterari diversi, accomunate dalla lucida analisi del sistema di potere, e non di rado di sopraffazione, che struttura la relazione tra uomini e donne.

Molto si potrebbe ancora dire di Cora Slocomb. Citare la solidarietà che nel 1905 la fa accorrere nella Calabria devastata dal terremoto per creare, come già in Friuli, occasioni di lavoro per le donne, fondando tre Laboratori delle Industrie Femminili Italiane. Ricordare il suo impegno a favore della giustizia e dei diritti umani – e di qui la sua designazione a Presidente del Committee on Peace and Arbitration, all’interno dell’American Council of Women. Il suo lavoro a contatto con associazioni femminili e pacifiste legate al Bureau International de la Paix di Ginevra; la sua progettazione della bandiera della pace.

 

Testi a cura di Marisa Sestito.
Immagini a cura di Corrado Pirzio Biroli, Carmen Romeo, Martina Zamparo, Anna Bonacina, Angelo Floramo.